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Comunicato stampa del 1.12.24

Sabato 30 novembre 2024 si è svolta la cerimonia premiazione degli artisti vincitori e menzionati del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. La manifestazione, curata da Carlo Sala, è promossa da Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con la città di Pieve di Soligo.

Ad aggiudicarsi la tredicesima edizione del premio nella sezione “Arte emergente” è stato Edoardo Manzoni (Crema, 1993) con il lavoro Taverna (Fioritura), del 2024. L’opera, già dal titolo, evoca un’idea di rinascita che si manifesta a livello formale con il calco di una serie di rami e legni raccolti in campagna. La fusione in alluminio crea una scultura che, pur partendo da un dato reale, compie un processo di astrazione diventando un elemento materico dove spicca la componente formale e non più la mimesi del referente iniziale.

La prima menzione della giuria è stata attribuita a Federica Balconi (Monza, 1999) per il dittico NOTE 01 e NOTE 02 (2024): una felice meditazione sull’ontologia del fare scultura. Il lavoro è un cortocircuito sull’idea di finitezza dell’opera che viene incarnata da due elementi in marmo – generalmente lo stadio ultimo nella realizzazione – con sopra una griglia che rimanda invece alla carta millimetrata adottata nella fase iniziale del processo progettuale. La stessa collocazione a terra dell’opera vuole alludere a un’idea di impermanenza, di precarietà e mancanza di stabilità.

La seconda menzione è stata attribuita a Chiara Peruch (Pordenone, 1996) per il dipinto Le braci si spensero ed iniziarono a sussurrare del 2024. La tela immerge lo sguardo in uno scenario primordiale e fantascientifico dove appare un bagliore di luce rossa che sovrasta un paesaggio magmatico da cui emerge la figura di un rettile che si muove in un prezioso pavimento alla veneziana. Questo racconto ucronico in forma visiva mostra la nascita della vita sulla Terra secondo la personale, e alternativa, visione dell’autrice.

L’ultima menzione va all’opera The moment of reaction, the Cake Was Smashed Archival e Three layers of nail impression (2024) dell’autrice Tianyu Wang (Zibo, 1997). Questa serie di immagini partendo da una meditazione sulla condizione della donna nel suo paese natale, la Cina, assume un valore universale. In particolare, nelle fotografie sono inscenate la violenza e le invisibili oppressioni che di sovente nascono dentro le mura domestiche in una società patriarcale. L’artista, che è anche il soggetto ritratto negli scatti, decostruisce così il sistema di norme e la disciplina che normalmente viene imposta alle donne negli spazi domestici.

Passando invece alla sezione di Fotografia contemporanea, vince la tredicesima edizione del Premi Fabbri Alessandro Truffa (Cuorgnè, 1996) con Bee in a test tube del 2024. Il Lightbox  tocca temi come il rapporto tra mondo animale e uomo, e le conseguenze dell’azione di quest’ultimo sul primo. L’immagine, realizzata in un laboratorio, è animata dagli impulsi luminosi connessi in chiave sinestetica ad una traccia audio che riproduce il canto di un’ape regina: in tal modo ci troviamo a interrogarci sul possibile dialogo con le altre forme di vita per uscire dalla nostra forma mentis tipicamente antropocentrica. Il contatto con gli animali è anche al centro del lavoro Untitled (Heron), dalla serie All Things Laid Dormant (2024) di Benedetta Casagrande (Milano, 1993) che si è aggiudicato la prima menzione della giuria. In particolare, l’incontro con il mondo animale è mediato-vissuto attraverso il mezzo fotografico che nella sua stessa materialità genera la parte oggettuale dell’opera: questa è infatti una scultura in ceramica miscelata con l’argento, elemento fissante nella fotografia analogica.

La seconda menzione è andata a Celestino Marco Cavalli (Valenza, 1981) per il trittico Miriadi del 2024. L’autore ha realizzato una serie di tracce con la vernice fosforescente lungo un sentiero che collega Italia e Francia (un tempo attraversato dagli ebrei che sfuggivano le persecuzioni nazi-fasciste) oggi battuto dai migranti provenienti dal Sud del mondo. Le immagini mettono in relazione i punti colorati (che l’artista ha realizzato come una sorta di guida e cura per le persone che attraversano quella rotta tra mille avversità) e la volta celeste che da sempre ha indicato il cammino ai viaggiatori.

Infine, l’ultima menzione va a Ariya Karatas (Sofia, 1997) per l’opera video che documenta la performance Arjen (2024) realizzata all’interno del Si Fest a Savignano sul Rubicone. L’azione mostra l’autrice che pian piano dà fuoco all’intero archivio di fotografie vernacolari del padre scomparso. Questo semplice gesto – tra rito e happening – rinegozia l’idea stessa del valore memoriale delle immagini che nella loro scomparsa giungono ad una dimensione ‘altra’, liberata dalla labilità del loro corpo materiale.

 

 

I vincitori hanno ricevuto un premio acquisto di 5.000 euro e i loro lavori sono entrati a far parte della collezione della Fondazione Francesco Fabbri Onlus, che li custodirà a Casa Fabbri, il centro residenziale teatro di numerosi eventi. I lavori finalisti rimarranno esposti fino al 15 dicembre nella mostra collettiva di Villa Brandolini.

 

La composizione delle Giurie del Premio ha potuto annoverare autorevoli critici e curatori: per la sezione “Arte Emergente” Lorenzo Balbi, Rossella Farinotti, Angel Moya Garcia e Antonio Grulli; per la sezione “Fotografia contemporanea” Matteo Balduzzi, Francesca Lazzarini, Giangavino Pazzola e Mauro Zanchi, con la partecipazione ad entrambe di Carlo Sala, curatore del Premio.

 

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con la Città di Pieve di Soligo ed inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2024 per la Provincia di Treviso; con il patrocinio di LandscapeStories e Lago Film Fest.

 

 

 

 

 

Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee

a cura di Carlo Sala

Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), Piazza Libertà n°7

 

30 novembre – 15 dicembre 2024

 

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e il patrocinio della Regione Veneto. È inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2024 per la Provincia di Treviso.

 

 

Orari di apertura: da venerdì a domenica 16.00-19.00.

Ingresso libero.

 

Per Info: fondazionefrancescofabbri.it; segreteria@fondazionefrancescofabbri.it

Comunicato stampa del 26.11.23

Sabato 25 novembre 2023 si è svolta la cerimonia premiazione degli artisti vincitori e menzionati del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. La manifestazione, curata da Carlo Sala, è promossa da Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con la città di Pieve di Soligo.

Ad aggiudicarsi la dodicesima edizione del premio nella sezione “Arte emergente” è stato Andrea Mauti (Roma, 1999) con la scultura in bronzo Untitled (2022). L’opera simula la presenza di un reperto archeologico, fantascientifico, quasi fosse un oggetto arrivato da un mondo e un tempo lontani. Il lavoro, concepito in una residenza a Monaco di Baviera, è stato condizionato dalla lettura di un racconto di Isaac Asimov e per questo sembra rimandare a una realtà ignota e misteriosa. Il manufatto ha nel suo centro una fessura che sembra voler simboleggiare un varco verso un’altra dimensione rispetto a quella da cui lo guarda il fruitore in mostra.

La prima menzione della giuria è andata ad Andrea Barzaghi (Monza, 1988) per La strada rocciosa (2022), un dipinto che volutamente sfugge a una chiara interpretazione iconica. Le pennellate hanno generato nella tela uno stato intermedio tra realtà e astrazione inscenando una pluralità di storie che si intersecano tra di loro. L’opera è scandita da una massa pittorica eterogenea che sembra essere ancora vitale, e in divenire, a dispetto della natura inerte del dipinto. Anche la tecnica mista su tavola, intitolata Senza titolo (2023), di Gianluca Ragni (Termoli, 1993) si è aggiudicata una menzione proponendo una dimensione pittorica molto diversa, dove una figurazione lieve e intrisa di poesia porta lo spettatore a una dimensione lirica e interiore delle cose. Il lavoro Mon rire est cascade (2023) di Anouk Chambaz (Renens, 1983) – che si è aggiudicato una menzione – è una riflessione sulla risata femminile nella storia. Se lungo i secoli è stata fortemente biasimata, per motivi di etichetta, adducendo infondati problemi medici o vista come sintomo di qualche devianza mentale come l’isteria, ora viene messa in atto in senso liberatorio. Nel video appaiono infatti sette donne (membri di un’associazione che si batte per la sicurezza femminile) che, come gesto simbolico, ridono in modo evidente, adottando quel semplice gesto come un atto di libertà ed emancipazione. L’ultima menzione di questa sezione va a Chiara Ventura (Verona, 1997) per il lavoro Io e te, alla fine (2022). Dietro le forme apparentemente fredde e industriali di un lavello di acciaio si cela un’intensa meditazione sui rapporti umani, sulle relazioni e sui legami emotivi e carnali. La fotografia è quella del ragazzo dell’artista, scattata appena dopo aver fatto l’amore, e l’acqua che sta dentro l’opera è fluida e mobile come i rapporti tra le persone e i meccanismi emotivi.

A vincere la sezione dedicata alla fotografia contemporanea è l’opera di Leonardo Magrelli (Roma, 1989) intitolato Senza titolo (dalla serie I Baccanti) del 2023. Il lavoro parte da un fatto di cronaca, un assembramento avvenuto in un quartiere popolare nella provincia di Foggia durante il lockdown nel 2020 per partecipare a dei festeggiamenti religiosi. L’autore ha elaborato i materiali video reperibili nel web che documentavano quei fatti e ne ha estratto dei fotogrammi dal forte valore cromatico – anche determinato dai fuochi d’artificio di quel giorno – producendo delle immagini sospese tra presente e riti arcaici, processi mediatici e visioni di provincia.

La prima menzione della giuria va a Noemi Comi (Catanzaro, 1996) per Lupus Hominarius (2022), anch’esso è un lavoro che trae origine dalla cultura popolare e in particolare dalle leggende sorte in Calabria sulla figura del lupo mannaro. Quest’ultimo era visto come una bestia pericolosa e aggressiva, che poteva provocare malattie o uccidere la sposa durante la prima notte di nozze. L’autrice, creando una serie di immagini perturbanti, ragiona su come questi racconti fossero uno strumento di potere sulle donne accentuandone i presunti caratteri di fragilità e la condizione di pericolo.

L’opera Expanded Perspicere #32 (After Giotto’s The Miracle of the Spring) del 2023 di Fabio Barile (Barletta, 1980) – menzionata dalla giuria – connette le immagini di una serie di opere della tradizione pittorica occidentale con le frontiere della tecnologia odierna. Infatti, la fotografia di un affresco di Giotto è stata rielaborata da un software che ha espanso alcuni precisi elementi, le formazioni rocciose, creando un’immagine frutto dei processi dell’intelligenza artificiale. Infine, l’ultima menzione va a Martina Zanin (San Daniele del Friuli, 1994) per il lavoro You look at me in fear and talk to me in anger (2022) che indaga in modo eloquente il tema dei rapporti di potere che si celano dentro la famiglia. L’opera è il risultato di un atto performativo – e catartico – generato dal sentimento di rabbia che l’autrice sente verso la figura paterna. L’installazione si compone infatti della fotografia del genitore sopra cui sono conficcati una serie di chiodi generando un elemento con delle forme che, da un lato, sembrano una corazza, e dall’altro rappresentano un pericolo, alludendo al senso di vulnerabilità implicito a questi percorsi interiori.

 

I vincitori hanno ricevuto un premio acquisto di 5.000 euro e i loro lavori sono entrati a far parte della collezione della Fondazione Francesco Fabbri Onlus, che li custodirà a Casa Fabbri, il centro residenziale teatro di numerosi eventi. I lavori finalisti rimarranno esposti fino al 17 dicembre nella mostra collettiva di Villa Brandolini.

 

La composizione delle Giurie del Premio ha potuto annoverare autorevoli critici e curatori: per la sezione “Arte Emergente” Rossella Farinotti, Antonio Grulli, Angel Moya Garcia e Stefano Raimondi; per la sezione “Fotografia contemporanea” Daniele De Luigi, Elisa Medde, Giangavino Pazzola e Mauro Zanchi, con la partecipazione ad entrambe di Carlo Sala, curatore del Premio.

 

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con la Città di Pieve di Soligo ed inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2023 per la Provincia di Treviso; con il patrocinio di LandscapeStories e Lago Film Fest.

 

 

Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee // Dodicesima edizione

a cura di Carlo Sala

Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), Piazza Libertà n°7

26 novembre – 17 dicembre 2023.

venerdì-sabato-domenica: 16.00-19.00

Ingresso libero

Per info: segreteria@fondazionegrancescofabbri.it

www.fondazionefrancescofabbri.it

 

 

Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee

a cura di Carlo Sala

Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), Piazza Libertà n°7

Inaugurazione e premiazione: sabato 25 novembre, ore 17.30.

26 novembre – 17 dicembre 2023.

 

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e il patrocinio della Regione Veneto. È inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2023 per la Provincia di Treviso.

 

 

Orari di apertura: da venerdì a domenica 16.00-19.00.

Ingresso libero.

 

Per Info: fondazionefrancescofabbri.it; segreteria@fondazionefrancescofabbri.it

Comunicato stampa del 02.11.23

ANNUNCIATI I FINALISTI DELLA DODICESIMA EDIZIONE DEL

PREMIO FRANCESCO FABBRI PER LE ARTI CONTEMPORANEE

 

Comunicato stampa

 

 

 

Fondazione Fabbri annuncia i finalisti della dodicesima edizione del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, iniziativa curata da Carlo Sala, giunta alla sua dodicesima edizione, nella splendida cornice di Villa Brandolini a Pieve di Soligo.

L’esposizione coinvolge 50 finalisti, divisi tra le due sezioni di Arte Emergente e Fotografia Contemporanea, selezionati da una giuria di prestigio, che ha esaminato numerose candidature.

 

Contestualmente al vernissage della mostra, che inaugurerà il prossimo 25 novembre, avverrà la premiazione in cui saranno proclamati i vincitori assoluti delle due sezioni che riceveranno un premio acquisto di 5.000 euro l’uno e vedranno le loro opere entrare nella collezione della Fondazione Fabbri; saranno annunciate inoltre le menzioni speciali che le giurie hanno voluto attribuire ad alcuni lavori particolarmente significativi.

La Fondazione Fabbri continua così il suo impegno nella valorizzazione dei linguaggi del contemporaneo creando una mappatura degli autori che si distinguono per una ricerca attinente alle istanze del presente; Premio Francesco Fabbri vuole compiere un’opera di scouting delle varie tendenze che compongono il mosaico dell’arte visiva attuale evidenziandone i caratteri maggiormente innovativi.

 

 

La giuria è composta da Daniele De Luigi, Rossella Farinotti, Antonio Grulli, Elisa Medde, Angel Moya Garcia, Giangavino Pazzola, Stefano Raimondi e Mauro Zanchi, con la partecipazione ad entrambe di Carlo Sala, curatore del Premio.

 

Di seguito i finalisti della sezione “Arte emergente” dedicata agli under 35: Andrea Barzaghi, Riccardo Bellelli, Martina Biolo, Anouk Chambaz, Nataliya Chernakova, Boris Contarin, Lucrezia Costa, Alessandro Luigi Costanzo, Marco Curiale, Daniela D’Amore, Noemi Durighello, Enzo e Barbara (Riccardo Lodi e Greta Fabrizio), Silvia Giordani, Sara Grandi, Andrea Luzi, Andrea Mauti, Giulio Malinverni, Ottavia Plazza, Gianluca Ragni, Camilla Riscassi, Alan Silvestri, Elena Tortia, Cosimo Vella, Chiara Ventura e Lorenzo Zerbini

 

I finalisti della sezione “Fotografia contemporanea” invece sono: Bacci Moriniello, Alessandra Baldoni, Fabio Barile, Elia Brignoli, Mattia Ciafardo, Noemi Comi, Stefano Conti, Alessandro Di Massimo, Federica Falcone, Massimiliano Gatti, Alessandra Gatto, IOCOSE, Rosa Lacavalla, Francesca Loprieno, Francesca Macis, Leonardo Magrelli, Sebastiano Maielli, Lisa Mignemi, Tommaso Mola Meregalli, Marco Strappato, Marco Toffanello, Yojiro Imasaka, Elena Zanfanti, Marco Maria Zanin e Martina Zanin.

 

 

Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee

a cura di Carlo Sala

Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), Piazza Libertà n°7

Inaugurazione e premiazione: sabato 25 novembre, ore 17.30.

26 novembre – 17 dicembre 2023.

 

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e il patrocinio della Regione Veneto. È inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2023 per la Provincia di Treviso.

 

 

Orari di apertura: da venerdì a domenica 16.00-19.00.

Ingresso libero.

 

Per Info: fondazionefrancescofabbri.it; segreteria@fondazionefrancescofabbri.it

Comunicato stampa del 27.05.22

F4 / UN’IDEA DI FOTOGRAFIA

Undicesima edizione

 

Il 4 giugno, a Villa Brandolini a Pieve di Soligo (TV), inaugura l’undicesima edizione del Festival F4 / Un’idea di fotografia con la direzione artistica di Carlo Sala. La mostra che apre la manifestazione è Fosfeni, una riflessione del rapporto tra fotografia e paesaggio, declinato attraverso una pluralità di visione contemporanee che spaziano dalla narrazione documentaria alle ricerche sperimentali. Il titolo della mostra richiama quello dell’omonima raccolta di versi di uno dei più importanti poeti del Novecento, Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), cantore ed esegeta del paesaggio contemporaneo con la sua opera poetica e intellettuale. Il fosfene, quel fenomeno visivo caratterizzato dalla percezione di puntini luminosi nella pupilla dell’occhio, diviene per gli autori coinvolti la metafora di una visione che non si limita a guardare l’esistente, ma cerca delle percezioni ‘altre’ nei confronti del reale fino a travalicarlo.

La mostra parte simbolicamente con un importante corpus di opere di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Reggio Emilia, 1992), uno dei maggiori fotografi europei del Novecento, promotore di celebri mostre come Viaggio in Italia (1984), che hanno profondamente cambiato il modo stesso di concepire la relazione tra fotografia e paesaggio; grazie al fotografo emiliano infatti, si è rivolto lo sguardo sul paesaggio quotidiano e si sono avviate tutta una serie di riflessioni sulla percezione di questo. In mostra spiccano alcune immagini come Pisa (1979) e Padova (1986) della celebre serie Paesaggio italiano che l’autore definiva: “Una cartografia imprecisa, senza punti cardinali, che riguarda più la percezione di un luogo che non la sua catalogazione o descrizione, come una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere”. Di grande interesse anche gli scatti tratti da Ciclo pittorico di Piazza Betlemme dove sono fotografati dei murales di gusto vernacolare che portano la riflessione su un piano metafotografico.

L’esposizione prosegue con opere di importanti autori della scena italiana come Mario Cresci (Chiavari, 1942) e Paola De Pietri. Il primo, autore che dagli anni Settanta indaga le potenzialità del mezzo fotografico, presenta il ciclo Tracce (2007). Nel progetto vengono ritratti dei lacerti della superficie di un edificio dell’antico Arsenale di Venezia che, attraverso lo sguardo dell’autore, travalicano la loro fisicità per assumere una dimensione ‘altra’ che tende all’astrazione; le immagini in bianco e nero sembrano essere dominate dalla stessa purezza e assolutezza delle parole di Zanzotto nella sua raccolta a cui è dedicata la mostra.  Le fotografie di Paola De Pietri (Reggio Emilia, 1960), tratte dalla serie Questa Pianura (2004, 2014-2017), sono scatti di grande formato che presentano alberi e case coloniche ormai disabitate e, spesso, in rovina. È la pianura del fiume Po, un paesaggio che ha vissuto grandi cambiamenti che si sono intrecciati, come conseguenza e come causa, al forte sviluppo economico del dopoguerra.

In mostra anche una serie di opere di autori di ricerca che stanno cercano di rinnovare la trattazione del tema paesistico attraverso una polifonia di approcci – dal reale alle riflessioni sugli immaginari – tra cui Lidia Bianchi, Silvia Bigi, Marina Caneve, Valentina D’Accardi, Silvia Mariotti, Allegra Martin, Alberto Sinigaglia e Jacopo Valentini; questi ultimi si stanno affermando come alcune delle più interessanti voci della nuova fotografia italiana ottenendo riconoscimenti nei festival italiani e stranieri.

Le opere della serie Luoghi Primi (2022) realizzate appositamente per la mostra da Allegra Martin (Vittorio Veneto, 1980) creano un ideale dialogo con Andrea Zanzotto a cui l’artista è accomunata dagli stessi luoghi di origine e di formazione. La fotografa ha dichiarato la volontà di indagare i luoghi del territorio trevigiano “per rintracciare le immagini della memoria, quelle che hanno plasmato il mio io e che sono state trasformate a loro volta dal vissuto interiore”. Jacopo Valentini (Modena, 1990), ha invece raccontato il paesaggio di Treviso ritraendo un tratto del Canale dei Buranelli, non lontano dalla casa appartenuta a Giovanni Comisso. L’intenzione è quella di inserire due elementi paesaggistici, entrambi artificiali, il canale d’acqua e le facciate degli edifici che si sviluppano sopra di esso, unitamente ad un terzo contenuto, la vegetazione acquatica per definire un luogo come mimesi del reale, ma anche inteso come suggestione letteraria. Marina Caneve (Belluno, 1988) nel suo progetto Entre chien et loup (2019-2020) ha invece riflettuto sui modi con cui si crea la memoria culturale di uno degli elementi stereotipati per eccellenza, la montagna. Partendo da molteplici elementi ritrovati negli archivi del Museo Nazionale della Montagna di Torino si è sono confrontata con la costruzione di un’immagine circolare, fatta di frammenti e visioni laterali piuttosto che frontali.

Le opere di Silvia Bigi (Ravenna, 1985) della serie urtümliches Bild (2020) mostrano invece delle immagini ricreate attraverso un algoritmo che tenta di dare forma visiva alla materia dei sogni notturni, e finendo per “fallire” il suo compito, sembra far affiorare degli errori – quasi dei fosfeni tecnologici -, elementi visivi dai tratti imperfetti, surreali e privi di regole figurative e prospettiche. Una figurazione alterata della realtà è presente anche nella serie Abissi (2021) di Valentina D’Accardi (Bologna, 1985), dove l’autrice ha lavorato sugli spazi quotidiani che popolano la sua casa deformando in modo mistico, inquietante e inatteso una serie di elementi del domestico come piante e vasi.

Silvia Mariotti (Fano, 1980) presenta in mostra il progetto Drowning light (2021), una serie di fotografie ottenute attraverso l’osservazione del processo di formazione di alcune cianotipie, realizzate con oggetti ritrovati ed elementi naturali. I ‘giochi nell’acqua’ che sono presenti nelle opere sono le tracce di piccoli universi che a loro volta possano narrare storie o celare misteri. Gli oggetti che fluttuano all’interno delle immagini sono come suggerimenti, indizi o memorie, nascosti in ipotetici fondali di un lago, di un mare o chissà dove, che aprono a luoghi non perlustrati o rivendicano un passato segreto fino a sfiorare la sfera più introspettiva e imperscrutabile del nostro inconscio. Lidia Bianchi (San Felice Circeo, 1992) durante una residenza nel territorio marchigiano ha indagato una serie di elementi naturali capaci di sovvertire le idee alla base della rappresentazione del paesaggio perché non mostrano un orizzonte o una profondità prospettica; il risultato è una serie di immagini del progetto Sono tornate le lucciole, Paolo (2021) che riportano un territorio contraddittorio e dialettico, rivelatore di un altrove. Il titolo della serie ha un connotato personale legato all’infanzia, il richiamo al nome del padre dell’autrice, e uno al grande scrittore Pier Paolo Pasolini che nel secolo scorso denunciò le trasformazioni – attraverso la metafora della scomparsa delle lucciole – che stavano profondamente cambiando il nostro paese. Infine i lavori della serie Vanishing Sublime (2021) di Alberto Sinigaglia (Arzignano, 1984) sono una riflessione su come i social media stiano profondamente cambiando la percezione del paesaggio. Un progetto che ha al centro il sublime tecnologico delle immagini virali che soverchiano il reale arrivando a trasformare un determinato territorio nel mero sfondo delle narrazioni egoiche dell’uomo a suon di post su Facebook e Instagram; nelle sculture l’artista agisce come un archeologo che attraverso dei carotaggi della materia (pietre e oggetti) configura dei “campioni” di realtà.

 

La seconda mostra del Festival è The image as process con la curatela di Carlo Sala e del collettivo The Cool Couple. Le opere in mostra vogliono porre una riflessione su come le immagini assumono i significati più diversi a seconda dei contesti – sui social network attraverso gli smartphone o nei mass media, nei libri o nei musei a seguito della loro istituzionalizzazione – e del target di pubblico da cui sono fruite; si innescano così dei processi di risignificazione che si sviluppano con lo scorrere del tempo rendendo i contenuti visivi una materia “liquida” in continua evoluzione formale e di senso.

Per questo gli autori sono stati invitati a presentare delle opere, scegliendo una delle dieci assi tematiche proposte (antropocene, biopolitica, catastrofe, comunità, incertezza, immagine politica, invisibilità vs. proliferazione dell’immagine, metafotografia, postfotografia e ricerche sul linguaggio, paesaggio, processi sociali), che i curatori della mostra hanno successivamente relazionato tra loro rimescolando i contenuti dei lavori, andando oltre la volontà originaria degli artisti espressa in fase di realizzazione. Il percorso vuole così innescare continui rimandi e riflessioni concependo l’immagine come un elemento complesso, sfaccettato, capace di incarnare e connettere a una pluralità di idee, tempi e culture. In mostra vi sono alcuni dei più interessanti autori della scena di ricerca: Francisco Alarcon, Claudio Beorchia, Filippo Berta, Francesca Catastini, Federico Clavarino, Gloria Dardari, Achille Filipponi, Alessandro Laita e Chiaralice Rizzi, Luca Marcelli, Filippo Minelli, Caterina Morigi, Novella Oliana, Nicolas Polli, Jessica Raimondi, Fabio Ranzolin, Giovanna Repetto, Michele Sibiloni, Rocco Venezia, Lorenzo Vitturi e Tilo&Toni.

 

L’esposizione è il frutto di un processo corale che ha visto la partecipazione, come segnalatori, di dieci artisti e dieci tra i più importanti curatori del panorama nazionale che hanno scelto gli autori in mostra.

I curatori sono: Lorenzo Balbi (direttore MAMBO, Bologna), Lucrezia Calabrò Visconti (Chief Curator Pinacoteca Agnelli, Torino), Matteo Balduzzi (curatore MUFOCO, Cinisello Balsamo), Daniele De Luigi (Curatore Fondazione Modena Arti Visive, Modena), Vincenzo Estremo (curatore e docente Nuova Accademia di Belle Arti, Milano), Francesca Lazzarini (curatrice e PhD researcher in Advanced Practices, dipartimento di Visual Cultures, Goldsmiths, Londra), Luca Panaro (critico d’arte e curatore, docente all’Accademia di Brera a Milano), Giangavino Pazzola (curatore CAMERA, Torino), Mauro Zanchi (critico d’arte e direttore BACO, Bergamo) e Francesco Zanot (curatore).

Gli artisti segnalatori sono stati: Alessandro Calabrese, Paolo Ciregia, Discipula, Giorgio Di Noto, Irene Fenara, Christian Fogarolli, Federica Landi, Alessandro Sambini, Alberto Sinigaglia e Emilio Vavarella.

Le mostre saranno visitabili dal 4 giugno al 10 luglio 2022

 

 

INFORMAZIONI:

 

F4

UN’IDEA DI FOTOGRAFIA

Undicesima edizione

 

4 giugno – 10 luglio 2022

vernissage: sabato 4 giugno ore 17.30

Orari di apertura: venerdì e sabato: 16.00-19.30; domenica 10.30-12.30/16.00-19.30

 

Villa Brandolini, Pieve di Soligo (TV)

Piazza Libertà, 7

 

Esposizioni:

 

Fosfeni

Fotografia, paesaggio e percezione

a cura di Carlo Sala

Lidia Bianchi, Silvia Bigi, Marina Caneve, Mario Cresci, Valentina D’Accardi, Paola De Pietri, Luigi Ghirri, Silvia Mariotti, Allegra Martin, Alberto Sinigaglia e Jacopo Valentini.

 

The image as process

 a cura di Carlo Sala e The Cool Couple

Francisco Alarcon, Claudio Beorchia, Filippo Berta, Francesca Catastini, Federico Clavarino, Gloria Dardari, Achille Filipponi, Alessandro Laita e Chiaralice Rizzi, Luca Marcelli, Filippo Minelli, Caterina Morigi, Novella Oliana, Nicolas Polli, Jessica Raimondi, Fabio Ranzolin, Giovanna Repetto, Michele Sibiloni, Rocco Venezia, Lorenzo Vitturi e Tilo&Toni

 

Orari di apertura: orari: venerdì-sabato 16.00-19.30; domenica 10.30-12.30 e 16.00-19.30

Ingresso gratuito.

Evento promosso da Fondazione Francesco Fabbri e Comune di Pieve di Soligo

Con il patrocinio di Regione del Veneto, Provincia di Treviso, Landscape Stories

Rassegna inserita in RetEventi Cultura Veneto 2022

 

Info mostra e prenotazioni:

segreteria@fondazionefrancescofabbri.it – www.fondazionefrancescofabbri.it

tel. 334.9677948.

 

Ufficio Stampa:

Sara Zolla

press@sarazolla.com – tel. 346 8457982

Comunicato stampa del 31.01.22

Rinnovati i vertici della Fondazione Francesco Fabbri

 

Comunicato stampa del 27.11.21

SAMBINI E ANVERSA VINCONO LA DECIMA EDIZIONE DEL
PREMIO FRANCESCO FABBRI PER LE ARTI CONTEMPORANEE

 

 

 

La giuria ha attribuito alcune menzioni: nella sezione Arte emergente la prima è andata a Giulia Maiorano (Milano, 1991) per il lavoro CASTELLI IN ARIA (2020), un’installazione composta da una serie di elementi in ceramica. L’opera riesce a sovvertire in chiave positiva l’espressione richiamata nel titolo del lavoro che usualmente designa un progetto difficilmente destinato a realizzarsi: l’artista ha voluto dare forma tangibile al dominio dell’immaginazione.

 

Davide Serpetti (L’Aquila, 1990) si aggiudica la seconda menzione per l’opera Singer in the rye (2020). Il dipinto raffigura l’attore e cantante Donald McKinley Glover – noto anche con lo pseudonimo di Childish
Gambino – uno dei personaggi del ‘pantheon’ contemporaneo di cui l’immaginario dell’autore si nutre quotidianamente. Serpetti ha tratto e rielaborato il frame di un videoclip musicale utilizzando così la cultura di massa americana come un pretesto visivo per esprimere sensazioni e stati emotivi.

 

Infine, l’ultima menzione della sezione va al collettivo Vaste Programme per l’installazione Gänzlich Unerreichbar del 2021 che riflette sull’intelligenza artificiale e i processi di machine learning. Gli autori, invece di adottare un atteggiamento positivista, hanno lavorato sugli aspetti insondabili di questi processi tecnologici. Il loro video presenta dei tratti misteriosi e incomprensibili dove l’unica forma che si disvela è quella del volto di un Sileno, richiamando così al pensiero del filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche quando sosteneva che per comprendere la scienza occorre invocare anche una dimensione dionisiaca e slegata dalla logica.

 

La prima menzione della giuria nella sezione Fotografia Contemporanea è andata a Cecilia Del Gatto (Fermo, 1995) per Umi Hotaru (2021). L’autrice ha connesso gli aspetti narrativi del suo lavoro alla dimensione formale, per rifarsi alle vicende di uno specifico momento storico. L’opera è stata realizzata utilizzando la bioluminescenza delle lucciole marine (adottata in tempo di guerra dall’esercito giapponese) per imprimere nel foglio il testo della lettera di un soldato dal fronte che riflette sui temi della vita.

 

L’opera Il cielo stellato, soggetti ricostruiti (2021) di Caterina Erica Shanta (Landstuhl, 1986) si è aggiudicata la seconda menzione della sezione Fotografia Contemporanea. L’autrice ha realizzato il lavoro attraverso la tecnica della fotogrammetria fondendo le varie immagini realizzate dai partecipanti alla festa della Madonna della Bruna di Matera. Ogni anno durante la manifestazione un carro allegorico di cartapesta viene distrutto dai partecipanti generando una perdita che l’autrice ha voluto colmare attraverso la sua opera.

 

L’ultima menzione della giuria va a Carlo Zanni (La Spezia, 1975), un autore che da anni si interroga sulla relazione tra uomo e tecnologie digitali, per il lavoro Free Shipping, Free Return (Caterina) del 2021. L’immagine esposta è il frutto di un filtro di Instagram che sovrappone al volto, sotto forma di tatuaggi, delle frasi tratte dalle pagine di check-out dove si conclude il processo di vendita dei negozi virtuali. Questo processo permette di ragionare sul ruolo sociale e psicologico dell’eCommerce, ma anche sui fenomeni contemporanei legati alla rappresentazione di sé stessi.

 

I vincitori hanno ricevuto un premio acquisto di 5.000 euro e i loro lavori sono entrati a far parte della collezione della Fondazione Francesco Fabbri Onlus, che li custodirà a Casa Fabbri, il centro residenziale teatro di numerosi eventi. I lavori finalisti rimarranno esposti fino al 16 dicembre nella mostra collettiva di Villa Brandolini.

La composizione delle Giurie del Premio ha potuto annoverare autorevoli critici e curatori: per la sezione “Arte Emergente” Lorenzo Balbi, Rossella Farinotti, Antonio Grulli, Stefano Raimondi; per la sezione “Fotografia contemporanea” Daniele De Luigi, Francesca Lazzarini, Giangavino Pazzola e Valentina Tanni, con la partecipazione ad entrambe di Carlo Sala , curatore del Premio.

Il Premio è promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con la Città di Pieve di Soligo e il sostegno della Regione del Veneto. È inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2021 per la Provincia di Treviso; con il patrocinio di TRA, LandscapeStories e Lago Film Fest.

 

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